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Corriere dello Sport – Rinascita Mario Rui: Napoli la sfida vinta

Non ci sono nubi alle spalle, persiste il ricordo di un’annata felice. E all’orizzonte, incamminandosi verso il futuro, Mario Rui non percepisce ostacoli, non ne avverte la presenza oltre quelli naturali che il calcio semina per strada. L’infortunio è distante, una sfida col destino che il terzino portoghese ha vinto o forse sta ancora affrontando, parzialmente in vantaggio e anche con un discreto scarto di sorrisi. Il Napoli gli aveva restituito un’opportunità, l’estate scorsa, ed ora gli concede l’ennesima chance per rifugiarsi negli impegni di una stagione infinita che Mario Rui vorrà vivere da protagonista al fianco di Ancelotti, seguendo i suoi consigli e accettando ogni scelta finalizzata ad un collettivo traguardo, mai (solo) personale. 
VERSO LA BANDIERINA. L’uomo giusto al momento giusto. Mario Rui, ventisette anni, è un terzino di spinta e l’arrivo di Ancelotti un’opportunità da cogliere al volo. Le sue doti, valorizzate dall’esperienza con Sarri, combaceranno con le intenzioni del nuovo allenatore, che ai laterali di difesa chiede copertura, inevitabile, ma anche ricerca costante del fondo, di cross al centro, di fraseggi puliti e di sovrapposizioni alle spalle degli esterni. Da destra a sinistra, orizzontalmente e poi in verticale, il Napoli si rifugerà ai bordi del campo e i terzini dovranno essere pronti a sostenere una manovra rapida, fluida, diretta alla porta, unica meta di innovative idee. 

INDIZI DALL’OLIMPICO. Qualcosa s’è già intravisto contro la Lazio, in quei novanta (e più) minuti nei quali Mario Rui s’è diviso tra sostegno a Koulibaly, attenzione a Marusic e dialogo vivo con Insigne, collega di fascia, e con l’amico Zielinski, conosciuto ai tempi di Empoli, al quale spesso s’è affiancato prima di superarlo, proponendosi fino alla bandierina. Ad un certo punto, ed accadrà molto presto, la stagione andrà veloce e il portoghese dovrà tenere il passo affiancando alla tecnica – impreziosita dall’abilità sui calci di punizione dal limite, a Dimaro era tra i più precisi – una buona dose di fiato, polmoni e continuità (anche mentale) per starle dietro. 

INFORTUNIO ALLE SPALLE. Quel che resta del passato sono cortecce resistenti, frammenti di una carriera trascorsa tra elogi, salto di qualità e quello stop improvviso, rottura del crociato nell’estate dell’arrivo alla Roma, che rischiava di frenarne le ambizioni, di sicuro interrompeva un percorso che l’aveva già condotto lontano. Ricominciare dal Napoli significava accettare la concorrenza. La presenza di Ghoulam ne aveva limitato l’impiego, l’infortunio dell’algerino gli ha garantito quello spazio di cui aveva bisogno per esprimersi. Poi ha fatto tutto da solo, Mario Rui: s’è ritagliato il suo angolo di fiducia ed ora va avanti, sulla corsia sinistra, in attesa del rientro di Ghoulam e intanto alternandosi, in allenamento e qualche volta accadrà anche in partita, col talentuoso Luperto, una piacevole scoperta che Ancelotti ha deciso di tenere in organico. E dell’infortunio neppure l’ombra, è un lontano ricordo eclissato dalla recente serenità.