INDIZI DALL’OLIMPICO. Qualcosa s’è già intravisto contro la Lazio, in quei novanta (e più) minuti nei quali Mario Rui s’è diviso tra sostegno a Koulibaly, attenzione a Marusic e dialogo vivo con Insigne, collega di fascia, e con l’amico Zielinski, conosciuto ai tempi di Empoli, al quale spesso s’è affiancato prima di superarlo, proponendosi fino alla bandierina. Ad un certo punto, ed accadrà molto presto, la stagione andrà veloce e il portoghese dovrà tenere il passo affiancando alla tecnica – impreziosita dall’abilità sui calci di punizione dal limite, a Dimaro era tra i più precisi – una buona dose di fiato, polmoni e continuità (anche mentale) per starle dietro.
INFORTUNIO ALLE SPALLE. Quel che resta del passato sono cortecce resistenti, frammenti di una carriera trascorsa tra elogi, salto di qualità e quello stop improvviso, rottura del crociato nell’estate dell’arrivo alla Roma, che rischiava di frenarne le ambizioni, di sicuro interrompeva un percorso che l’aveva già condotto lontano. Ricominciare dal Napoli significava accettare la concorrenza. La presenza di Ghoulam ne aveva limitato l’impiego, l’infortunio dell’algerino gli ha garantito quello spazio di cui aveva bisogno per esprimersi. Poi ha fatto tutto da solo, Mario Rui: s’è ritagliato il suo angolo di fiducia ed ora va avanti, sulla corsia sinistra, in attesa del rientro di Ghoulam e intanto alternandosi, in allenamento e qualche volta accadrà anche in partita, col talentuoso Luperto, una piacevole scoperta che Ancelotti ha deciso di tenere in organico. E dell’infortunio neppure l’ombra, è un lontano ricordo eclissato dalla recente serenità.