E’ una scelta (di campo), è la fiducia in se stesso, nei propri schemi, nei «propri» uomini, in quelle gerarchie che sembrano scolpite nel marmo: è la convinzione che, solo giocando, si può ritrovare la propria condizione, la freschezza, l’agilità, anche l’allegria. E dunque, sarà (quasi) lo stesso Napoli di Rotterdam, rivisto in un paio di ruoli, avendo però consapevolezza che su Insigne si deciderà poi, in giornata. Ma, in pratica, è come se rimanesse quella squadra che ha perso con la Juventus, che però ha convinto egualmente Sarri, che non può essere rivoltata, men che meno buttata al macero: e non si parli di riconoscenza ma di meritocrazia.
A SINISTRA. Si comincia dal basso, tra la fascia destra e quella sinistra, dove gli avvicendamenti sono scanditi a memoria: stavolta comincia (almeno dovrebbe) Mario Rui, che ha nella sua naturale vocazione la spinta sulla corsia mancina, lasciando che Hysaj torni dove sa far meglio, come dimostrato anche in Champions mercoledì sera. Ma se proprio deve rimanere una casella senza ancora un padrone, va da sé che sarebbe quella centrale: Albiol o Chiriches, verrebbe da chiedersi, se lo spagnolo non fosse (giustamente) ritenuto leader tecnico carismatico, una sorta di regista aggiunto, non solo un difensore ma altre cose mescolate. Dunque: un lievissimo, ma percettibile vantaggio per Albiol, avendo comunque la certezza (come insegna Udine) che da Chiriches ci si può aspettare altrettanto. E Maksimovic, ultima partita il 26 settembre (contro il Feyenoord), ad aspettare il suo turno con fiducia, da quarto della lista.
FONTE – Corriere dello Sport