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Di Tacchio al Corriere dello Sport: “Salernitana, sogno di volare in serie A”

Ha vissuto, come tanti suoi colleghi, un’estate tormentata. La vicenda che ha coinvolto l’Avellino lo ha tenuto col fiato sospeso per settimane. Poi lo svincolo e l’approdo alla Salernitana. Francesco Di Tacchio, classe 1990, si confessa al Corriere dello Sport dopo due partite vissute da protagonista con la maglia granata. Una maglia che la scorsa stagione era diventata un incubo dopo quel derby perso al “Partenio-Lombardi” nei secondi conclusivi ad opera di Joseph Minala.

Lei era in campo. Come ricorda quel match?
«Fu una batosta per noi. Dopo quella sconfitta arrivò il periodo negativo. Perché perdemmo? Ci fu un black out totale. La paura e la voglia di vincere ci giocarono un brutto scherzo. Non vedevamo l’ora che la gara finisse. La Salernitana, invece, in diciotto minuti fu bravissima».

Questa è stata davvero un’estate particolare per lei e tanti suoi colleghi. Come l’ha vissuta?
«Non auguro a nessun calciatore di vivere una situazione simile: ti alleni, ma pensi alle sentenze ed ai problemi societari. Non è stato per nulla facile, anche perché in casi come questo si pensa poco al campo e si parla di altro. Tanti miei compagni sono ancora a casa ed hanno pagato questo ritardo della società».

Dall’Avellino alla Salernitana. Perché proprio il club granata?
«Perché la Salernitana è il club che mi ha voluto più di tutti. Ad Avellino sono stato bene, ho conosciuto gente per bene. Non penso di aver fatto torti a nessuno. Ero svincolato, senza contratto e questo è il mio lavoro. Sono contento di essere arrivato in una grande piazza come Salerno. All’Avellino auguro di tornare presto nel calcio che conta. Ora, però, penso solo alla Salernitana».

Due pareggi nelle prime due giornate. Come valuta questo inizio?
«In modo sicuramente positivo considerando che non siamo ancora al cento per cento per varie ragioni: tanto giocatori nuovi, preparazioni diverse. Non è arrivata la vittoria, ma abbiamo incontrato sulla carta due squadre toste: il Palermo, costruito per lottare per il vertice, e il Lecce, che ha conservato in gran parte la rosa della scorsa stagione. Al Via del Mare, poi, il campo era ai limiti della praticabilità. Per quanto mi riguarda, non ho ancora la brillantezza, non ho fatto amichevoli ad inizio ritiro e quando sono arrivato a Salerno mi mancava il ritmo partita. Ora va meglio».

Avete spesso cambiato pelle, schierandovi in modo diverso.
«Quando una squadra può giocare con diversi moduli è un bene per l’allenatore, che ha tante soluzioni tra cui scegliere e può limitare le formazioni avversarie».

Come si definisce?
«Nasco come perno dinanzi alla difesa, avendo la stazza fisica per lavorare sulle linee di passaggio degli avversari. Ma posso anche costruire l’azione».

Lei ha firmato un triennale. A ventotto anni questo si può considerare l’inizio di una seconda vita da calciatore?
«Me lo auguro. Nel calcio non si finisce mai di imparare. Proverò a concretizzare il mio sogno di sempre: la serie A. Spero di arrivarci proprio con la Salernitana. In massima serie giocano tanti trentenni che stanno facendo parlare di sé. Lavorerò sodo per provare a centrare questo obiettivo».

Fonte – Corriere dello Sport