Un cognome pesante per un’eredità altrettanto importante. Alfredo Donnarumma non ha paura delle responsabilità e a Brescia si è preso la maglia numero 9, quella che per oltre un decennio è stata di sua maestà Andrea Caracciolo: “L’Airone ha fatto la storia di questo club, adesso tocca a me provare a lasciare il segno. Non sarebbe stato male giocare insieme, ma le cose sono andate diversamente”. D’altronde il goleador di Torre Annunziata ha le idee chiare: “L’anno prossimo vorrei giocare in Serie A. Le mie ambizioni sono le stesse del presidente Cellino, sono venuto qui per riconquistare quello che già mi ero meritato sul campo”.
In effetti l’anno scorso lei in coppia con Caputo ha trascinato l’Empoli alla vittoria della Serie B.
“È stata la stagione migliore della mia carriera. 23 gol e la promozione, peccato che poi in estate non ho avuto la possibilità di giocarmi la mia chance in A”.
Rimpianti?
“No, perché il Brescia mi ha voluto fortemente. Per un mese il direttore Marroccu è stato in pressing per convincermi. L’Empoli mi ha fatto capire che non potevano rifiutare 2 milioni di euro per il mio cartellino (era stato ingaggiato a parametro zero l’estate prima, ndr). C’erano anche altre società interessate, ma il progetto di Cellino mi ha convinto a dire sì”.
Non poteva essere utile anche in A uno come lei?
“Caputo e Antenucci ci sono arrivati dopo una lunghissima gavetta e stanno dimostrando di essere decisivi anche nella massima serie. Spero di fare presto come loro”.
E pensare che poteva debuttare in A quando aveva 18 anni…
“Quella decisione di Zenga non l’ho capita ancora oggi…”.
Le va di raccontare cosa è accaduto?
“Ero stato il capocannoniere della Primavera insieme a Destro. Il Catania era già salvo e all’ultima di campionato giocava a Bologna (stagione 2008/19 ndr). Tutta la settimana Zenga mi prova in allenamento e si parla del mio esordio. La domenica però mi ha mandato in tribuna. Che peccato”.
Che effetto le fa essere allenato da un ex grande bomber come Suazo?
“Il mister si confronta molto con noi attaccanti. Ama il gioco palla a terra e mi ricorda Andreazzoli, ma è più tranquillo caratterialmente. Anche il modulo è lo stesso: il 4-3-1-2 nel quale mi trovo a meraviglia. Mi piace dialogare con un’altra punta”.
In questi anni ha dato vita a tante grandi coppie-gol. Partiamo da Lapadula?
“Con Gianluca a Teramo abbiamo vissuto un anno fantastico: 45 gol in due e la vittoria del campionato. Eravamo molto diversi: lui esuberante, io più introverso ma ci completavamo a meraviglia. Stavamo sempre insieme e pure i nostri figli avevano legato: eravamo una grande famiglia allargata”.
A Empoli il tandem delle meraviglie con Caputo.
“Un’intesa incredibile. Ormai eravamo diventati talmente un tutt’uno che, prima della gara di Bari, escogitai la famosa esultanza dei SuperSayan. La nostra fusione ha spopolato sui social”.
Tutta colpa dei cartoni che le fa vedere suo figlio Giuseppe?
“A ‘sto giro no. Solo colpa mia: sono cresciuto con Dragon Ball, per la mia generazione era un appuntamento fisso su Italia1 dopo pranzo. Così un giorno ho buttato lì l’idea a Ciccio e il resto lo sapete…”.
A Lanciano invece avrebbe potuto giocare con Pavoletti.
“Ci saremmo potuti integrare bene, ma Gautieri aveva altre idee. Mi vedeva come esterno sinistro, non è stata granché quella esperienza nonostante la promozione in B”.
Ci racconta come ha iniziato?
“Ho sempre avuto il gol nel sangue. A 4 anni già giocavo nella scuola Calcio Azzurri del mio paese, Torre Annunziata. A 11 sono entrato nel Savoia di cui tuttora resto tifoso e due anni dopo mi ha preso il Catania. Ho fatto tutta la trafila con loro e sono andato in prestito in C a Gubbio, Lanciano e Como. Quello è stato l’anno della mia esplosione: 14 gol, mi sono sentito giocatore vero. Tanto che mi ha preso il Cittadella in B. Dopodiché ho fatto due annate importanti a Salerno fino alla stagione della consacrazione con l’Empoli”.
Sul Lago aveva come assist-man un certo Tremolada.
“Sono felice di averlo ritrovato qui a Brescia. Luca ha tanta qualità e mi ha fatto fare parecchi gol. Speriamo abbia ancora il piedino caldo (sorride ndr)”.
Torniamo all’attualità: la sua favorita per la promozione in A?
“Dico Benevento in pole, ma anche Verona e Crotone hanno grandi organici. E poi attenzione alla Salernitana”.
Chi vede come principale rivale per la classifica marcatori?
“Di Carmine ha fatto benissimo negli ultimi anni e a Verona avrà una grande squadra a supportarlo. Tra i giovani è partito forte Vido”.
Da ragazzini il suo grande amico-rivale era invece Ciro Immobile.
“Sembravano Holly Hutton e Mark Lenders. Come nei cartoni animati ci sfidavamo a suon di gol, giocando sempre in scuole calcio rivali. Al Savoia siamo stati vicini a fare coppia, ma poi lui è finito al Sorrento. Ci saremmo potuti divertire, comunque sono orgoglioso che un mio amico e compaesano sia diventato il centravanti della nazionale. Oggi Ciro è l’attaccante italiano di riferimento e spero presto di sfidarlo di nuovo. Stavolta in Serie A”.
A proposito, se le dicessimo che tra un anno al Rigamonti potrebbe giocarsi Brescia-Milan? Alfredo Donnarumma contro Giglio Donnarumma…
“Ci metterei la firma. E per completare l’opera non sarebbe male se facessi pure gol (ride ndr). Così finirebbe la storia dell’altro Donnarumma (spesso giornali e tv l’hanno chiamato così, ndr). Non ne posso più. Che poi posso precisare una cosa una volta per tutte?”
Prego.
“Per anni su Wikipedia è stato scritto che ero il fratello di Gigio. Solo omonimia, il nostro è un cognome abbastanza comune in Campania”.