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Grassi a Tuttosport: “La chiave di domani contro la Juve sarà non commettere errori. Il mio idolo era Sheva”

A gennaio 2016 Alberto Grassi entra nel club degli Under 21 dalla valutazione più alta in Italia. Il Napoli mette sul piatto 10 milioni per avere il centrocampista tutto casa e Atalanta. Davanti a lui, soltanto quattro giocatori pagati di più a quell’età: Mario Balotelli, Antonio Cassano, Alessio Romagnoli e Nicola Ventola. Il trasferimento in azzurro però non gli porta bene: primo allenamento e… «E mi salta il menisco del ginocchio destro. Non sono sceso in campo un solo minuto».

Diciamo che i guai fisici sono stati compagni sgraditi di viaggio.

«A 17 anni mi sono rotto il legamento crociato destro all’ultima partita con la Primavera dell’Atalanta a un torneo estivo, giocavamo contro la Stella Rossa: sei mesi fermo. Poi il guaio a Napoli e infine la lesione al retto femorale a inizio a ottobre con la Spal».

Adesso sta bene e gioca con continuità. Può essere l’anno della svolta?

«Solo se trovo continuità e faccio bene con la Spal. Se gira la squadra vuol dire che girano anche i singoli. Io sono sereno, scendo in campo innanzitutto per aiutare i compagni».

Alla Spal siete un bel mix tra giovani e anziani.

«Noi giovani distribuiti tra difesa e centrocampo, esperti come Antenucci, Floccari e Paloschi là davanti. Ora dobbiamo fare punti con tutti, per regalare la salvezza alla società e ai tifosi».

Intanto avete cambiato passo da tre giornate: due vittorie e un pareggio.

«Ma noi continuiamo a fare le nostre cose di sempre. Non abbiamo cambiato atteggiamento in campo, diamo sempre il massimo in allenamento. Non abbiamo mai smesso di ascoltare Semplici e ci abbiamo messo qualche distrazione in meno».

Il rimpianto più grosso?

«Un po’ di sfortuna avuta all’andata. Penso alla partita con il Chievo, in trasferta: 1-0 per noi, abbiamo le occasioni per raddoppiare. Loro vincono grazie a due mezzi rimpalli. E quella con il Verona, quando ho centrato due pali di fila. Era capitato sul 2-0 per loro, poi è finita 2-2. Se avessi segnato prima…».

Intanto ne avete finalmente tre dietro, anche se con una gara in più.

«Ma non le guardiamo. Pensiamo alla prossima partita».

Che è l’anticipo di domani sera con la Juventus.

«Giochiamo contro una squadra forte, se non la più forte del campionato. Una partita difficile, in cui dare il massimo per metterli in difficoltà. La chiave è sbagliare il meno possibile. Basta un piccolo errore e loro ti castigano, vedi il Tottenham. Sono dei campioni in campo, ma anche in panchina sono straordinari…».

Come vede la lotta scudetto?

«Il Napoli ha dalla sua la capacità di esprimere un grandissimo calcio mentre la Juventus è più abituata a stare lassù. Penso che lo scontro diretto a Torino sarà aperta a tutto».

Anche sul suo nome c’è il marchio Atalanta.

«L’Atalanta sforna giocatori bravi perché ha allenatori eccellenti nel settore giovanile. In più a Bergamo sono bravi ad aspettarti. Ti mandano in giro in prestito, magari più di una volta, e se migliori ti riprendono. Non accade come da altre parti, dove perdono i giovani».

Lei è finito a Zingonia che era un bambino.

«Ho cominciato all’Augusta Lumezzane, campionato Pulcini Csi, giocavamo all’oratorio (quello di Sant’Apollonio, ndr). La società si iscrive a un torneo dove non avrei potuto giocare perché ero troppo piccolo. Alla fine mi hanno premiato come migliore giocatore… L’Atalanta mi ha notato e mi ha preso subito, avevo sette anni. La mia fortuna è stata trovare un allenatore come Roberto Bonifacio, un maestro. Mi spiegava che non giocavo più all’oratorio ma mi faceva divertire lo stesso. Però insegnava calcio e io capivo di essere finito in un contesto importante, anche se ero un bimbo».

Caldara e Spinazzola lasceranno Bergamo in direzione Juventus.

«Caldara ha una grande forza fisica ed è un giocatore intelligente. Spinazzola è “ignorante”, nel senso buono del termine. Non ha paura, possiede fisico, corsa e qualità. Possono fare la loro figura anche in un contesto importante come quello della Juve».

Nell’Under 21 ha conosciuto Di Biagio.

«Con lui mi sono trovato bene, è bravo ed è esperto. Può dire la sua in queste due partite con l’Italia».

Il mito da ragazzino?

«Shevchenko, il grande rimpianto è stato quello di non averlo mai potuto vedere dal vivo. Ne ero innamorato per il livello calcistico che metteva in mostra sul campo».

E il modello di oggi a centrocampo?

«Mi piace Gagliardini mentre Freuler è uno dei più bravi. Ma su tutti c’è Nainggolan, grinta e tecnica. Fortissimo».